Malombre

All’interno dell’antologia il mio racconto “La sposa rubata”

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Mezzanotte. Mi sveglio, un candido biancore mi circonda, i rami che sembrano di metallo, brillano; fuori nevica. Adoro la neve, morbida ovatta, mi piace guardarla cadere e coprire ogni cosa. Lascio le lenzuola, la notte nella mia stanza, percorrendo il corridoio, scendendo la scala, sfiorando il corrimano che mi guida fino alla camera dei miei genitori. Entro, l’attraverso, apro la vetrata, esco camminando sul manto di pietra imbiancato, fermandomi sotto la pioggia di cristalli gelata sotto il salice piangente. Non ho freddo; resto immobile, in camicia da notte, nella tranquillità di questo istante notturno. La neve si posa su di me come fossi una statua, sul pupazzo di neve… È stato bello ieri, farlo con Papà, giocare insieme. Papà? Mamma? Perché non rispondete? Mi volto lentamente incontrando il silenzio nella stanza dei miei. Penso a mia madre sempre arrabbiata con me, bambina cattiva, per il disordine del mio letto e delle mie cose; al ceffone, carico di violenza, subito dopo le urla; a Papà, alla sua consolazione dopo l’ira della Mamma. Piango, non voglio fare arrabbiare la Mamma, perché poi lei e Papà litigano per colpa mia. La neve continua a cadere, entra nella camera da letto, si colora di rosso. C’è sangue, ci sono impronte ed io ho i piedi sporchi.

La sposa rubata

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