Tre volte all’inferno

Un ladro di sangue, una duplice natura, una macabra scena su un palcoscenico, tra realtà e recitazione, un campanile che custodisce segreti e terribili creature. Tre discese nella paura, senza speranza di fare ritorno. Tre storie dell’orrore, tre volte all’inferno.

Il bacio di Medusa. Un’epoca passata, un’atmosfera cupa, una vicenda incalzante, pressante, in cui i personaggi, incarnazioni della doppia natura umana, si muovono in un rincorrersi di scene ora macabre, ora violente, ora licenziose, ora delicatamente liriche, portando il lettore nella profondità dell’animo umano, in bilico tra coscienza e follia.

Il canto di Lucifero. Un racconto nero, un ritmo frenetico, un’atmosfera onirica, sospesa tra realtà ed incubo, in cui scene ad elevato contenuto erotico si avvicendano ad immagini macabre e sanguinose, tenendo il lettore sospeso ed imprigionato, immedesimato nei personaggi, volutamente dipinti in tratti brevi.

Il labirinto del basilisco. L’inconscio e la fede, un duello epico, una lotta senza resa nel dedalo della conoscenza proibita; una caduta senza redenzione nella profondità della natura umana.

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La bimba uccisa, ancora più giovane della prima, è di una bellezza
straordinaria, una meraviglia prigioniera del fogliame e dalla terra.
Strappata anzitempo alla vita, ancora nell’età dell’innocenza: tredici
anni, un’età difficile per morire.
La belva assassina continua a uccidere, a pretendere altra bellezza,
trofeo per l’efferata sete di sangue. A Bosco Oscuro, quest’assassino
agisce con la rapidità della serpe, con la famelica voracità della bestia
che, per sua natura, è avvezza alla caccia e all’assassinio.


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