Uno spaccato noir a tinte quasi horror della Parigi di inizio 900, questo è Le Cabinet Masson, in cui, nella apparentemente spensierata Belle Epoque, Bastien Delacroix, tatuatore, brama consacrarsi come il più grande artista di tutti i tempi. Nella Ville Lumière, ormai, non si parla che delle sue opere; un suo tatuaggio, un’effige de Le cabinet Masson, lo studio fondato da lui stesso fondato in ricordo del suo maestro e mentore Philippe, è ormai un simbolo al quale nessuno, nella ricca società del Triangle d’Or, può rinunciare. Persino Imam Lefebvre, la splendida e famosissima modella, ambisce a consacrare la perfezione del suo corpo con gli inchiostri di Delacroix.
La mia voce si perde nel silenzio assoluto, scendo la scala, guidato dalle tremule fiammelle delle candele che creano un’atmosfera spettrale, fin sotto la cupola dove l’oscurità si fa più leggera; là dove, finalmente, vedo la donna. Eccola distesa sull’antica ottomana, ne distinguo il corpo nudo, il contorno del dragone, illuminato direttamente dalla mia lampada accesa: brilla smeraldino arrampicato sul fianco, le fauci spalancate: Ah, la mia opera d’arte! Il mio capolavoro! Eppure, qualcosa… Allungo la mano toccando con le dita il contorno cremisi della figura, che follia è mai questa?
Le cabinet Masson
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